mercoledì 28 maggio 2008

Cambio di stagione

Ho deciso di fare il cambio di stagione. Parto dal blog che è meno faticoso.
Poi, prima o poi, arriverò a domare anche gli armadi, a inscatolare i maglioni e i piumoni, e a prepararmi a morire di caldo.
Già adesso si sente: Roma ti morde alla gola. L'asfalto irradia torrido. Le auto stanno ferme sotto il sole e sembra che soffrano, nel traffico. Se avessero la lingua sembrerebbero dei grossi cani che cercano frescura. Anziché bava, saliva o sudore (almeno i loro cavalli potrebbero) cacciano fuori polvere e fumi. Veleni, che ti seccano la gola, ti fanno bruciare gli occhi e incupiscono il cielo.

In questo periodo dell'anno amo alzarmi presto, anche alle 6, pur non avendo niente in programma, giusto per scendere in strada. Mi sembra sia l'unico momento in cui la città è ancora a misura d'uomo. E la luce! Che luce che ha Roma, fino alle 7 e 30! Vibra, è affilata, con le sue ombre ancora lunghe e fresche. E' la luce che i pittori venivano a cercare insieme alle commesse dell'aristocrazia. E si narra che quella luce unica, che sa di mattinata, come quando ci si recava sulla spiaggia, da piccoli, col secchiello in mano, un tempo, tenesse la magia fino a sera. Ora è possibile amarla solo finché il cielo è ancora azzurrino e la gente è ancora a fare colazione.

venerdì 23 maggio 2008

London - giorno 8


Ok, ecco come sono andate le cose.
Fra si sveglia e si connette ad internet per controllare la posta e si accorge di essere sommerso di messaggi, email, ecc e subito viene anche trillato da Pina che vuole sapere come stiamo. Come stiamo? Stiamo bene, perchè?
Perchè siamo dati per dispersi da tutta la famiglia. Ma se ci siamo sentiti l'altro giorno e vi abbiamo mandato un sms in cui dicevo che al 99% il salto non si faceva? Sì, ma c'è sempre quell'1%. Ah bè, se è così avete ragione e avvisiamo subito tutti.
Assisto nel dormiveglia all'annuncio della buona novella a nostro padre che ringrazia subito con un "stronzo, che fine hai fatto?"
Chiarite le cose la mattinata prosegue.
Mi sveglio, o meglio mi sveglia del tutto il solito casino di Fra, che gentilmente si attarda ad andare in ufficio per trascorrere qualche minuto in più con me. Facciamo colazione e 4 chiacchiere.
Lo saluto.
Non ho voglia di dedicarmi agli arretrati del blog, toglierebbero troppo tempo alla mattinata. Mi preparo e preparo la valigia. Già, oggi si torna a casa. Però l'aereo è alle 20.05, quindi ho tempo.
Quando finalmente mi decido ad uscire trovo Evangelos che gira per casa. Lo saluto e gli dico che la sera sarei partito. Lui allora riprende il discorso del giorno prima e si scusa di non avermi montato la batteria. Eh sì, perchè ammassata in uno scatolone nel soggiorno c'è LA batteria elettronica: una Roland TD-12. Lui insiste a farmi provare almeno un pezzetto e mi attacca il rullante: è qualcosa di mostruoso, sembra quasi una vera batteria, niente a che vedere con "l'assemblaggio" in camera mia o con i pezzi di gomma che si trovano in genere nei negozi di strumenti. Mi lascia a tamburellare un 20 min. Poi ringrazio e lo invito a mandarmi qualche sua performance su youtube. Dice sì sì, ma probabilmente non lo farà mai.
Esco. Ma ormai la cosa giusta da fare è andare a pranzo con Fra e con i suoi colleghi, gli stessi della prima serata all'OXO, i francofoni.
Causa freschetto viene depennata l'idea di mangiare nel parchetto e optiamo per Chi, un ristorante thai-giapponese. Ho mangiato davvero bene. Se passate dalla City, non fatevelo sfuggire assolutamente.
Dopo un caffè saluto tutti e mentre se ne tornano in ufficio mi dirigo da Harrod's.
C'ero già stato ed avevo dimenticato di averlo visitato solo parzialmente e solo per prendere la leggendaria cheesecake tanto cara a Pina.
Così mi perdo letteralmente in questo tempio del consumismo sfrenato, del lusso, ma soprattutto nella foodhall, celebrazione per gourmet. C'è di tutto, ma davvero tutto il meglio degli alimenti vendibili (se cercate occhi di tigre mi sa che manco qua li trovate).
Mi lascio andare tra muffin, donut's e cheescake (appunto) e spero che il tutto arrivi integro alla fine del viaggio. Cmq si spende. Faccio pure un giro al piano Toys che non può competere con Hamleys (5 piani per bambini e non).
Alle fine però mi rompo perchè oltre agli extra lusso adult toys (poker, scacchi, ecc) tutto il resto sono griffe, profumi e gioielli che non mi hanno mai interessato. Con calma mi dirigo a casa, per l'ultima volta, per lasciare le chiavi e salutare i due simpatici greci. La casa e deserta e tempo mezz'ora seguo la rotta per Heatrow. Sono in largo anticipo e me lo giro abbastanza per bene.
Naturalmente però arrivo al gate quasi al limite dell'orario. Cmq tutto ok.
Sono allegro, mi sono divertito ma mi sono anche affaticato e l'idea di tornare alla mia placida routine si scioglie fra le mie tempie come una zolletta di zucchero in un Double Cappuccino di Starbuck's (il suono che fa è floooooommmm).
A rallegrare ulteriormente il viaggio ci penserà la mia vicina di poltrona: Emma, che ride sempre ai miei scherzi, mi accarezza e mi stropiccia ed ha circa otto mesi. Dietro di me altri due monelli modello 012 che fanno ancora più casino. Cmq quando non ce la faccio più, mi infilo le cuffie e dormo fino a pochi minuti prima dell'atterraggio.
A Roma diluvia. A causa dell'orario non ci sono treni (fra una cosa e l'altra è passata mezzanotte) e mi stupisco di come uno degli aeroporti più importanti d'Italia sia così "scemo", e come me anche le frotte di turisti che non sanno a che santo votarsi fra i tassisti piacioni che non capiscono un cazzo d'inglese.
Adesso però sono a casa.

giovedì 22 maggio 2008

London - giorno 7

Oggi abbiamo un nuovo appuntamento. Fra, la domenica, si incontra con un altro team di lavoro per portare avanti un suo progetto. Oggi ci vado pure io e cercherò di disegnare il logo.
Sbrigati i convenevoli cerchiamo di muoverci che se arriviamo tardi gli altri rastano fuori. Con nostra spiacevole sorpresa, alla stazione scopriamo che il treno che avremmo dovuto prendere, e che in 20 min ci avrebbe portati a destinazione, oggi non passa perchè ci sono lavori in corso. Dopo un iniziale smarrimento Fra trova la soluzione e contatta gli altri membri del team per avvisarli che facciamo mezz'ora di ritardo.
Quando finalemente arriviamo, mi trovo dentro una palazzina che ospita uffici in affitto, anche "a ore", con tutti i comfort, dal proiettore, varie lavagne, internet ad una supercucina iperattrezzata.
Infatti appena dentro inizio a conoscere gli altri tre ragazzi (programmatori) mentre ci beviamo un caffè e sgranocchiamo barrette di cioccolato. Collegati i computer si fa il punto della situazione e cosa si spera di ottenere entro fine giornata.

Le ore iniziano a trascorrere ed io passo in rassegna molte soluzioni, dapprima giocando con il nome del progetto, componendolo e scomponendolo, poi esplicitando il significato e così via. Al termine della giornata sarà molto più semplice e sintetico di quanto pensato in partenza (per fortuna).

Abbiamo lavorato così fino alle 17 (tolta la pausa pranzo), con gran concentrazione ed isolati dal mondo esterno (anche perchè mio fratello mi ha requisito il cellulare perchè il suo era scarico).

Alle 17 e qualcosa, siamo all'aria aperta e si prende appuntamento per il prossimo meeting. Prendiamo un autobus al volo ed andiamo. Al cambio capiamo che, se non vogliamo fare tardi all'appuntamento della sera, dobbiamo evitare di passare da casa. Arriviamo quindi a Soho, un pò in anticipo sui tempi, e ci facciamo un giro nei dintorni fino ad un ottima pasticceria tenuta da italiani che ci riconoscono da lontano. Entriamo nel pub, ci accomodiamo ad uno di quei tavoli alti con sgabelloni e nell'attesa di Aaron e di Piotr iniziamo a sorseggiare una pinta.

Aaron è ormai una mia vecchia conoscenza, di tutte le volte che sono venuto nella Perfida Albione lui c'era sempre. Ed è da lui che ho trascorso il capodanno (peccato non ci sia anche Sam).

Arrivano presto e subito iniziamo a scherzare. Se in questi giorni mi ero sentito un pò legato nel parlare e nel comprendere la lingua (ma ho spesso avuto a che fare con ragazzi indiani che, come dice Fra, sono per il corso avanzato) adesso mi sento finalmente a mio agio. E non ho neanche finito la prima birra!
Le ore poi sono passate volteggiando tra pinte e whisky (ho scoperto che il Jamison's mi piace e che sa di noce di cocco) tra stereotipi e parolacce ed esperienze di viaggi, inviti (se venite a Roma...) e stili di vita.
Quando decidiamo di alzarci il locale è ormai deserto e ci incamminiamo verso Trafalgar Square. Per strada convinco Aaron a prendere dei sigari, li accendiamo e, come il tabacco anche i miei ricordi iniziano a sfumare e a disperdersi nell'aria fredda londinese. Ci siamo seduti sulle scale centrali ed abbiamo chiacchierato, e io anche ho marcato il territorio, sobillato da chi era di casa, in una delle piazze più visitate al mondo con due energumeni della security alle nostre spalle che avevano intuito qualcosa ma non ne erano sicuri (ma sicuramente qualche telecamera avrà fatto il compito suo).
La notte si conclude con noi che ci infiliamo su un bus, che manchiamo la nostra fermata e che ce la facciamo a piedi per crollare a letto. Cmq una gran bella serata che ci ha ripagati della sfiga del giorno prima (per la cronaca, oggi il tempo era bellissimo!)

mercoledì 21 maggio 2008

London - giorno 6

Sveglia alle 5.45
Alzata dopo 5 min di calci alle coperte. Vani tentativi di riunire corpo e mente.
Il tempo è ancora più grigio di ieri e c'è una pioggerellina insistente e fredda.
Prendiamo il bus e dopo due fermate troviamo George che ci aspetta in macchina.
-Nice to meet you! -Nice to meet u 2-(che lui parla locale).
La prima impressione è che nella sua macchina ci sia passato un ciclone e che abbia mescolato foglie, alcool e pelo di gatto.
Iniziamo il viaggio verso la nostra meta, gli altri ci raggiungeranno lì (dovremmo essere in 14).
Sosta per la benzina. Io dietro cerco ancora di linkare le esigenze del mio corpo alla concreta possibilità di esaudirle. Dopo circa un paio d'ore di viaggio, vari sballottolamenti della mia testa che cerca la giusta posizione per dormire, vengo a sapere che dovremmo essere in anticipo sulla tabella di marcia (anche se dopo ci perderemo). Qualcosa fa pressione dentro me, allora io faccio pressione fuori di me e ottengo una sosta in un'area di servizio. Territorio marcato. Proseguiamo.
Dopo non so quanto tempo (non saprei quantificarlo visto che ho dormito quasi tutto il tempo) arriviamo al NLPC: Northern London Parachute Centre, obbiettivo fare Skydiving in tandem!
Parcheggiamo e troviamo un'amica di George. Il tempo è migliore del previsto ma è molto nuvoloso comunque. Mentre cerchiamo l'ingresso qualcosa ferma tutti: un gatto nero ci ha appena attraversato la strada. Aspettiamo che altri ci passino davanti e sollevati ripartiamo.
Facciamo notare che siamo arrivati ma ci rispondono che dobbiamo aspettare tutto il gruppo e che al momento attuale ci sono 40 persone davanti e che al ritmo di 10 l'ora siamo già in coda per 4 ore. Cominciamo bene.
Passiamo un pò di tempo a chiacchierare nel punto ristoro finchè lentamente arriva un altro gruppo di amici. Arriva anche una telefonata: altre due sono bloccate sul treno perchè un tizio ha deciso di buttarcisi sotto.

Il tempo peggiora mentre noi passiamo da un thé a un caffé. Cerchiamo su youtube voli col paracadute finiti male ma la connessione è troppo lenta e desistiamo (per fortuna). L'atmosfera è quella dei pescatori bloccati in porto causa tempesta (che lentamente si avvicina sempre di più).
Quando finalmente ci raggiungono le altre siamo in tutto 10 ed andiamo ad iscriverci e a pagare il biglietto. Ci dicono che per fare un lancio deve vedersi almeno un pezzettino di blu in cielo e che quindi per oggi mi sa che non si fa niente. Cmq paghiamo un biglietto valido per sei mesi e firmiamo tutte le scartoffie che ti fanno presente che è pericoloso, che puoi morire, che in caso di necessità, quello esperto che si butta in tandem con te, penserà a salvare la sua di pelle piuttosto che spiaccicarsi con te. In fin dei conti la mattinata è stata abbastanza sfortunata e forse è stato meglio restare coi piedi per terra, magari la prossima volta ci alzeremo col piede giusto e la giornata sarà tutta rose e fiori, e sole e 3000 metri di altitudine che ti levano il fiato.
Visto che siamo lontani da London decidiamo di proseguire la nostra scampagnata a Cambridge.
Altre due ore di macchina e arriviamo. Pioviggina anche qui e cerchiamo subito un posto dove fermarci a mangiare; ci consigliano il pub più rinomato della città. Naturalmente la sfiga decide che in quel pub non ci sarà corrente prima delle 16 e perciò non c'è da mangiare. Non ci resta che un cinese di pessimo livello. Comunque la fame è tanta e mangiamo quasi tutto.

A fine pasto gli altri esprimono l'intenzione di rintanarsi in un pub a vedersi non so quale partita del Portland. Io e Fra invece ci diamo all'esplorazione, ma prima un caffettino al volo. Il tempo è leggermente meglio ma comunque molto uggioso, quello che uno si aspetterebbe di trovare in questi posti in effetti. Mi ritornavano in mente alcune avventure di Sherlock Holmes ambientate nelle brughiere umide.
Scopriamo un pò cosa in realtà sia Cambridge: un insieme di college dalle forme quasi esclusivamente gotiche: alcuni in effetti sono del 1300, altri invece del secolo scorso. Riusciamo a visitare il famoso Trinity College (solo le parti non occupate dagli studenti), cortile, coro e refettorio (di cui fotografiamo il "fantastico" menù, bleach!)
Cerchiamo di entrare in altri ma è tardi e gli studenti devono fare la loro vita senza turisti tra i piedi e quindi non si può più. Intanto la partita è finita e dobbiamo riincontrarci con gli altri (sono le 17.00).
Salutati gli equipaggi delle altre macchine io, Fra e George ripartiamo per casa.
Inutile dire che in questo sabato 17, un pò contornato dalla sfiga, in cui non so neanche per quante ore ho scapuzzulato in macchina, le gambe mi facevano male come non mai. Zoppicavo perfino. La serata l'avremmo trascorsa a una festa di laurea dalle parti di Greenwich (lontanuccio, fra l'altro) ma alla fine siamo rimasti per una cenetta in casa. Fra l'altro ho visto che la tv inglese non è poi così cessa come la nostra.

martedì 20 maggio 2008

London - giorno 5


Mi sveglio con molta calma. Per prima cosa non sento più le gambe, o meglio le sento molto appesantite dalla sera prima.
Faccio un pò di fatica a rimettermi in sesto, caffè (rigorosamente formato beverone), doccia, ecc. Aggiorno il blog con i due giorni precedenti.
Nel frattempo si è fatto tardi e se voglio vedere qualcosa è meglio che mi dia da fare. Butto nello zaino guide, mappe e il libro di Richard Rogers che mi interessa il capitolo sulla pedonalizzazione di Trafalgar Square: la mia meta è la meravigliosa National Gallery.
Il tempo peggiora ancora un pò.
Alle 11.00 sto già fuori Charing Cross, cercando di orientarmi. Ma forse è meglio che vada a pranzare, così ho il tempo per documentarmi un pò. Hamburger Union non è male ma è più pesante di All Bar One. Dopo numerose gaffe che mi hanno lasciato l'imbarazzo tipico di chi è alle prime armi in un Paese sconosciuto (che non è proprio il caso in questione), consumo la mia dose di grassi e proteine e girovago un pò intorno a Trafalgar, scattando qualche foto (mitico l'albero di piccioni).
Salgo la scalinata in una calca babilonese.
Prendo l'audioguida a offerta libera. L'ingresso è gratis. L'ultima volta che ero stato qui ero riuscito a vedere solo un quarto dell'esposizione e ne ero uscito totalmente invaghito della pittura fiamminga e tedesca dal 1500 al 1600, con i suoi colori a tratti accecanti. Il nuovo obiettivo era di penetrare nei capolavori dal 1700 al 1900.

Scarpe più comode del solito, sorriso pronto e via. Ho trascorso ore nell'ala più eterogenea del museo più amato di Inghilterra senza rendermene conto. Una pausa in uno dei costosi caffè interni e di nuovo fino alle 17. Tra i miei preferiti (ma OGNI tela qui esposta ha fatto la storia): Degas "La Coiffure", Henri Russeau "Surprised", Villhelm Hammershoi "Interior" e naturalmente il "Campo di Grano con Cipressi" di Van Gogh, solo per stare in un certo tipo di pittura. Ma la compagine era composta da Turner, Manet, Canaletto, Ingres, Cezanne, Seurat e così via. Davvero fantastica.

Alle 17 naturalmente ancora più dolorante nelle gambe rispondo all'appello di Fra, che per la serata ha proposto una lezione di salsa.
Lo aspetto a casa e intanto telefono a Pina (grazie voip). Arriva in ritardo e corriamo all'appuntamento. Passa un'ora tra un'insegnante molto simpatica e stereotipo dell'inglesina con gli occhiali, e un gruppo di principianti imbranati. Alla fine ci siamo abbastanza divertiti a fare "push, left, push, right, ecc".

Proviamo ad andare a cena al ristorante etiope ma non hanno più pane. Dobbiamo accontentarci di un triste Fried Chicken. A letto che siamo stanchi e domani ci aspetta la levataccia.

venerdì 16 maggio 2008

London - giorno 4


Mi sveglio piu' tardi del solito, alle 9 e gli altri sono gia' in piedi da un po'. Mi vesto in fretta e non ho tempo di aggiornare il blog. Fuori il tempo e' ancora peggiorato con la comparsa di un po di pioggerellina.
La meta e' la solita Piccadilly Circus che ci sono un po di negozi. Alle 12 siamo gia' con Fra per pranzare. Andiamo a provare gli hamburger di All Bar One, che sono ben fatti. Ci separiamo tutti e quattro. Fra torna a lavoro e io vado a fare un salto a Westminster, prima di recarmi a Vittoria per salutare Nic e Mat che tornano in Italia. Ho un po di problemi per trovare la couch station ma alla fine ce la faccio. Il problema e' che ci ho messo qualche minuto di troppo e i miei amici sono gia' in viaggio per Stansted. Avrei voluto salutarli, dirgli che mi ha fatto piacere conoscerli. Spero di rivederli.
Un po mogio, me ne vado in un caffe' a gustarmi un espresso che manco a dirlo era penoso e a pensare che cosa posso fare in solitudine.
Vado in quel museo, no forse meglio l'altro. Decido di andare dalle parti di Tottenham dove esiste una viuzza con la piu' alta concentrazione di negozi di strumenti musicali della Gran Bretagna. Una vera cuccagna. Passo in rassegna una ESP Horizon II (che bestia), una Music Man John Petrucci (che manico), un Vintage JB fretless, un paio di batterie elettroniche. Insomma qualcosa tipo 10000 euro in totale, ma giusto per provare. Che soddisfazione. Aaah.
Il tour prosegue tra le librerie di Soho (spesso completate da Sex Shop!) e in quella che scopro essere la Gay Street.

A BlackFriars un collega di Fra lascia l'azienda verso mete piu' appetibili e offre da bere a tutti. Provo una birra verde (Stonhenge Ale, mah, erbacea).
Ingolliamo qualcos'altro e poi corriamo letteralmente a casa, buttiamo due magliette nello zaino e vengo iniziato al gioco dello squash (un piccolo sogno giovanile). In meno di 10 min non mi sento piu' le gambe e ho un ginocchio che invece si fa sentire. Si prosegue per un altra mezz'ora. Lasciamo la palestra alle 23.00 che e' ormai chiusa. Un enorme centro sportivo con 6 campi da squash, hockey ecc ecc. mi sarebbe piaciuto visitarla meglio (e avercela sotto casa a Roma).
Inutile dire che a sto punto la stanchezza ci ha messo k.o. senza pensarci troppo.

London - giorno 3


Alle 10.30 siamo in strada, puntando a Elephant & Castle zona dove Matteo, in vena di revival, abitava. Scendiamo a Holborn e poi da li' in poi a piedi. In volata facciamo colazione (stavolta all'italiana, caffe' e cornetto a 3£!) da Costa e proseguiamo per viuzze caratteristiche. Attraversiamo il Millenium Bridge prendendoci delle belle folate di vento. Il tempo di oggi e' gia' un po piu' londinese, nuvoloso e fresco rispetto a ieri.
Attraversiamo Waterloo e arriviamo in zona ostello. Una struttura davvero bella, confortevole, curata, moderna. Facciamo una visita dicendo che saremmo interessati ad abitarci. Di fronte ci sono case popolari che il governo da agli ex-galeotti e dall'altra parte della strada vari college ed universita'.
Cammina cammina bisogna pur ristorarsi a un pub, no? Prima pinta della giornata.
Un po' di giri in Regent Street, la strada dello shopping, fino a che io vado incontro a Fra, a Piccadilly, e loro fanno un salto a casa.
Con Cedric e Hassim andiamo in un bel pub esattamente di fronte all'ingresso di Chinatown. Le pinte raddoppiano. Dopo che gli altri si sono sfamati (io ero reduce dal buffet di Pizza-Hut) andiamo in un altro pub sempre zona Soho. Beviamo all'esterno, e ci intrattengono due bravissimi artisti di strada che lasciano tutti a bocca aperta. Alla fine ci raggiungono anche gli italiani. Ci spostiamo attraversando Carnaby Street.
Altro Pub, altra Guinness! Nell'attesa ci iscriviamo al torneo di tennis sulla wii, in palio 30£ di consumazioni. Mi faccio onore ma vengo sconfitto da un indiano in giacca e cravatta (come tutti gli altri presenti del resto).
Si torna a casa, allegri, passando pero' da Tesco per prendere qualcosa da sgranocchiare.

mercoledì 14 maggio 2008

London - giorno 2


Notte passata non particolamente bene, tra la digestione, il caldo e la sveglia di Fra. Decido di restare a letto nella speranza di riaddormentarmi tanto gli altri due italiani ospiti dormono ancora. Sono due amici trentini che scopriro' essere molto simpatici e loquaci.
Il letto mi respinge. Aggiorno un po il blog, navigo e quando decido che e' l'ora di andare a prendere una boccata d'aria da solo, iniziano a sbucare dalla loro tana cosi' che li aspetto.
Lascio che siano loro a proporre l'itinerario e infatti la prima tappa e' qualcosa che non mi sarebbe mai venuto in mente di andare a visitare ma che risulta essere di grande interesse= lo stadio dell'Arsenal.
Ci si arriva a piedi e in 15 min arriviamo. Per prima cosa facciamo un salto in uno dei due negozi sotto la struttura. E' la piu' imponente raccolta di merchandise che abbia mai visto. Un centinaio di prodotti, tra i piu' disparati, che hanno l'unico scopo di diffondere il logo Arsenal. I miei due compagni sono esperti di calcio e mi raccontano delle differenze tra i nostri club e quelli albionici.
Lo stadio internamente sarebbe pure visitabile ma a pagamento. Da fuori lascia trasparire un ristorante e altre meraviglie e si presenta come una struttura davvero molto bella e imponente, ricca di soluzioni azzeccate. Cerco di fare una foto che renda l'idea ma mi trovo costretto a rinunciare.

Nel frattempo abbiamo gia' fatto la nostra prima colazione inglese, dove il sottoscritto ci e' andato cauto con un semplice chicken burger senza patatine (nonostante lo stupore della cameriera) mentre gli altri due hanno sperimentato con jacket potato, beans & mushrooms.
Andiamo a Camden Town? ok
La metro ci porta subito in questa famosissima via Sannio del pop-rock dove l'alternative perde la sua carica reazionaria per diventare omologazione e quindi e' tutto, ormai, per turisti. Comunque ci stanno un sacco di particolarita', negozi ultraspecializzati come CyberDog (esclusivamente cyber punk e rave people) e altri che hanno dai tatuaggi alle scarpe con superzeppa o abbigliamento fetish. Carini i negozi vintage. Stupisce il fatto che questa zona, comunque caratteristica, sia gia' abbastanza cambiata rispetto a quando ci siamo venuti la prima volta ognuno per i fatti propri qualche tempo fa. L'impressione e' come se a Trastevere si buttino a terra le viuzze, per ricostruirle ancora piu' caratteristiche. Al termine dei cantieri vedremo.
Ci attardiamo in un paio di pub. Intanto si fanno le 6 e dobbiamo raggiungere mio fratello a Piccadilly. Ci vado solo io perche' gli altri hanno bisogno di prendere a casa qualcosa per coprirsi perche' inizia a far freddo. Fra, mi porta in un megastore dove hanno una sala che ospita una cinquantina di pc, tutti nuovissimi naturalmente, collegati in rete col solo scopo di sfidare gli altri presenti ai numerosi giochi installati. Prima partita ad Halo= lo scopo e' ammazzare il proprio fratello, storia vecchia. Dopo aver ingoiato vari chili di piombo proviamo qualche altro gioco, ma poi decidiamo di tornare all'aria aperta. Siamo all'ora di punta, in una zona sempre affollata e la gente si scontra e si mescola senza tregua.
Dopo un po ci raggiungono Nicola e Matteo e altri due colleghi di Fra.
Cerchiamo un locale. Ci sediamo. Passiamo la serata.
Finalmente riusciamo a passare in ufficio dove la mia roba e' ancora parcheggiata.
Ora posso dormire soddisfatto.

martedì 13 maggio 2008

London - giorno 1


Lascio Roma con un bel sole, di quelli estivi. Viaggio perfetto, atterraggio impeccabile. Trovo qui lo stesso sole ma con un'ora di ritardo.
Arrivo ad Heatrow dove non sono mai stato. Giro giro fino a trovare il treno giusto che in 15 min mi porta nel cuore di London. Per la prima volta ho l'esperienza di salire su di un cab e farmi portare nella City. Se non fosse per il mio abbigliamento estremamente casual mi sarei sentito pure importante. Bisogna far presto. Scendo e mentre aspetto mio fratello non posso fare a meno di pensare che la gente, in questo paese, e` (mi piacerebbe farmi una bella domanda su dove si digiti l'accento su questa tastiera, ma non trovo neanche il punto interrogativo)estremamente gentile, dalla bigliettaia, al controllore, all'autista del taxi, sorrisi e ringraziamenti che non si vedono assolutamente mai sui nostri mezzi pubblici.
Francesco arriva sorridendo e ci affrettiamo a raggiungere gli altri del suo team. Molliamo la valigia in ufficio e via andiamo al ristorante col boss, eh eh eh.
I ragazzi sono simpatici e chi in un modo chi in un altro sono tutti madrelingua francese, percio` il ristorante appartiene a quella sponda. Cosi`, fra una risata e l'altra, ho piluccato cose di cui avevo solo sentito parlare, ho centellinato vini pregiati e cognac leggendari, tipo duecento anni di invecchiamento. Credo si sia capito che le porzioni non sono quelle di pastarito ma in compenso era davvero tutto squisito.
Con molta calma usciamo salutando lo spettacolo del Tamigi illuminato dai palazzi che vi si tuffano e cerchiamo un club dove continuare la serata, dice che l'ospite va ospitato e sono qua per questo.
Rigida selezione all'ingresso da parte degli energumeni e cose da film nell'interno. Bella musica e buon bere. Insomma a Londra, di cibo pare ci capiscano eccome.
Ritornati a casa abbiamo un piccolo problema con le chiavi. Dopo aver svegliato la casa, ci sdraiamo ed e` gia` arrivato il momento di dormire. 'notte.

domenica 11 maggio 2008

Resumé


Resoconto personale per non dimenticare tre settimane ricchissime di eventi.
Sono stati giorni in cui quasi tutti quelli intorno a me hanno sperimentato la vita, con gioie transitorie e più definitivi dolori.


Due amici si sono laureati e a loro vanno i miei migliori auguri.
Un'amica ha dovuto fronteggiare una spaventosa malattia e noi tifiamo tutti per lei (forza!).
Alcuni hanno capito di avere fatto il passo più lungo della gamba. Spiace per loro.
Un amico, mentre pranzavo, è stato lasciato dalla ragazza. Entro cena si erano rimessi insieme. Due volte!
Un amico è finito in Norvegia (poi mi spieghi e mi inviti).
Il nostro triste Paese è finito in brutte mani e per una volta il meno peggio non ci ha stuzzicati. Forse potrà cambiare qualcosa. Forse prima che diventiamo come l'Argentina. Intanto i fucili sono caldi, la presa di Roma è stata rinfrescata, ma il 25 aprile è festa di tutti e tanto era colpa dei Rom.
PS: pare che gli editti bulgari siano nell'aria.
I miei cuginozzi si sono fatti la loro prima comunione e c'è stata una grande abbuffata celebrativa, anche di parenti.
Coppie scoppiano, altre implodono, altre danno liete novelle.
Il prezzo del petrolio sale, il prezzo dei cereali sale, il prezzo della vita sale, il salario ... scende. E il sale?
Ho partecipato ad un Concerto del Primo Maggio decente, anche bello, che mi ha fatto scoprire un sacco di gruppi di cui ignoravo l'esistenza.
Ho notato che nel mio lettore Mp3 metal e hard rock sono quasi estinti (porca miseria) e che Francesco Tricarico mi fa commuovere (porca p*!!@^@).
Ho constatato che la coda è sempre la parte più rognosa da pulire.

Il tempo passa ed è già un bene.

Dice che trenitalia se il treno fa 40 min di ritardo non mi rimborsa un cazzo.
Dice che la dichiarazione dei redditi spiega che per avere la cayenne devi essere nullatenente. -Comandi capitano! -Nulla tenente-.
Dice che nessuno è libero di essere come è davvero. Quanti segreti segretati.
Domani parto. Prendo il volo. Spero di atterrare intero.

PPS: Chi volesse aggiungere altri eventi è libero di farlo.

sabato 10 maggio 2008

Cosa sta sognando Luca???


Dopo un lungo silenzio torno a scrivere. Il mio proposito di creare un vero e proprio diario, postando qualcosa quotidianamente è miseramente naufragato (ma ci riproverò).

Intanto, come promesso, pubblico la versione integrale del video della IIIB. Alla fine del filmato c'è una domanda: cosa sta sognando Luca??? Orsù commentate, le idee migliori faranno parte del fantomatico seguito.