martedì 20 maggio 2008

London - giorno 5


Mi sveglio con molta calma. Per prima cosa non sento più le gambe, o meglio le sento molto appesantite dalla sera prima.
Faccio un pò di fatica a rimettermi in sesto, caffè (rigorosamente formato beverone), doccia, ecc. Aggiorno il blog con i due giorni precedenti.
Nel frattempo si è fatto tardi e se voglio vedere qualcosa è meglio che mi dia da fare. Butto nello zaino guide, mappe e il libro di Richard Rogers che mi interessa il capitolo sulla pedonalizzazione di Trafalgar Square: la mia meta è la meravigliosa National Gallery.
Il tempo peggiora ancora un pò.
Alle 11.00 sto già fuori Charing Cross, cercando di orientarmi. Ma forse è meglio che vada a pranzare, così ho il tempo per documentarmi un pò. Hamburger Union non è male ma è più pesante di All Bar One. Dopo numerose gaffe che mi hanno lasciato l'imbarazzo tipico di chi è alle prime armi in un Paese sconosciuto (che non è proprio il caso in questione), consumo la mia dose di grassi e proteine e girovago un pò intorno a Trafalgar, scattando qualche foto (mitico l'albero di piccioni).
Salgo la scalinata in una calca babilonese.
Prendo l'audioguida a offerta libera. L'ingresso è gratis. L'ultima volta che ero stato qui ero riuscito a vedere solo un quarto dell'esposizione e ne ero uscito totalmente invaghito della pittura fiamminga e tedesca dal 1500 al 1600, con i suoi colori a tratti accecanti. Il nuovo obiettivo era di penetrare nei capolavori dal 1700 al 1900.

Scarpe più comode del solito, sorriso pronto e via. Ho trascorso ore nell'ala più eterogenea del museo più amato di Inghilterra senza rendermene conto. Una pausa in uno dei costosi caffè interni e di nuovo fino alle 17. Tra i miei preferiti (ma OGNI tela qui esposta ha fatto la storia): Degas "La Coiffure", Henri Russeau "Surprised", Villhelm Hammershoi "Interior" e naturalmente il "Campo di Grano con Cipressi" di Van Gogh, solo per stare in un certo tipo di pittura. Ma la compagine era composta da Turner, Manet, Canaletto, Ingres, Cezanne, Seurat e così via. Davvero fantastica.

Alle 17 naturalmente ancora più dolorante nelle gambe rispondo all'appello di Fra, che per la serata ha proposto una lezione di salsa.
Lo aspetto a casa e intanto telefono a Pina (grazie voip). Arriva in ritardo e corriamo all'appuntamento. Passa un'ora tra un'insegnante molto simpatica e stereotipo dell'inglesina con gli occhiali, e un gruppo di principianti imbranati. Alla fine ci siamo abbastanza divertiti a fare "push, left, push, right, ecc".

Proviamo ad andare a cena al ristorante etiope ma non hanno più pane. Dobbiamo accontentarci di un triste Fried Chicken. A letto che siamo stanchi e domani ci aspetta la levataccia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente!
Ma dove eri finito?

GaeOfD ha detto...

ero al pub, probabilmente ;-)